Congiuntiviti: gruppo molto eterogeneo di patologie infiammatorie che colpiscono la congiuntiva, la mucosa trasparente che ricopre la porzione anteriore del globo oculare.
Nelle congiuntiviti batteriche (le più diffuse): arrossamento; bruciore; prurito o senso di corpo estraneo; lacrimazione più o meno abbondante; fotofobia (senso di fastidio verso la luce); secrezioni purulente di colore giallo/biancastre.
Terapia antibiotica, la cui indicazione e posologia deve essere rigorosamente prescritta dal medico oculista. Norme igienico - comportamentali per limitare il contagio. Si raccomanda di proteggere gli occhi dal vento e dalla luce con gli occhiali da sole.
La congiuntivite è una delle malattie più comuni del segmento anteriore dell’occhio. Si tratta di un’infiammazione della congiuntiva, la mucosa trasparente che ricopre la porzione anteriore del globo oculare, ad eccezione della cornea, e la parete interna delle palpebre inferiore e superiore, fino al margine palpebrale.
Le congiuntiviti possono essere causate da 1) agenti biologici (batteri, virus; miceti; parassiti); 2) da agenti fisici (ad es. radiazioni ultraviolette o radiazioni termiche); 3) da agenti chimici (ad es.: cosmetici o farmaci);
da fattori ambientali (ad es.: il fumo o la polvere).
Esistono anche congiuntiviti allergiche e/o immunomediate e congiuntiviti dovute ad un’alterazione del film lacrimale.
Le forme più comuni di congiuntivite sono di origine batterica e sono caratterizzate da: arrossamento; bruciore; prurito o senso di corpo estraneo; lacrimazione più o meno abbondante; fotofobia (senso di fastidio verso la luce); secrezioni purulente di colore giallo/biancastre.
Il trattamento della congiuntivite prevede l’instillazione di colliri antibiotici, la cui indicazione e posologia deve essere rigorosamente prescritta dal medico oculista. L’automedicazione in questi casi può prolungare e/o rendere di difficile risoluzione una patologia che può essere curata.
Bisogna tenere presente che la congiuntivite è contagiosa e, quindi, il paziente che ne è affetto si deve attenere ad alcune importanti misure igieniche:
Evitare di strofinarsi gli occhi;
Lavarsi spesso e accuratamente le mani;
Rimuovere con salviette sterili le secrezioni purulente;
Usare un asciugamano personale;
Evitare l’utilizzo di cosmetici nella zona perioculare
Si raccomanda di proteggere gli occhi dal vento e dalla luce con gli occhiali da sole.
Infiammazione cronica delle palpebre. Può essere anteriore o posteriore, anche se spesso le due forme coesistono. La blefarite anteriore può essere da stafilococco o seborroica, la blefarite posteriore è secondaria a una disfunzione delle ghiandole di Meibomio.
Prurito, gonfiore e bruciore a livello del bordo palpebrale. Presenza di squame secche (nella forma stafilococcica) o oleose (nella forma seborroica) nella zona di impianto delle ciglia. In caso di blefarite posteriore: ostruzione dei dotti ghiandolari, secrezione anomala di lipidi nel fluido lacrimale,arrossamento del bordo palpebrale.
La blefarite anteriore stafilococcica viene trattata con antibiotici per via topica. Per la forma seborroica e per la blefarite posteriore non esiste un una cura definitiva. In caso di infiammazione franca viene spesso utilizzato un trattamento con antibiotici e anti infiammatori topici. Molto importante è comunque praticare un’accurata ed assidua pulizia delle palpebre con prodotti specifici, mirata a tenere il bordo palpebrale libero da croste o secrezioni.
La blefarite è una infiammazione cronica delle palpebre. E’una causa molto comune dei fastidi a livello oculare. Di solito si ha un coinvolgimento bilaterale e simmetrico. Si possono distinguere blefariti anteriori o posteriori, anche se le due forme spesso coesistono e vi è una notevole sovrapposizione per quanto riguarda i sintomi.
Nella blefarite anteriore l’infiammazione riguarda il margine palpebrale e può essere secondaria a infezione stafilococcica, di tipo seborroico o mista. Nella forma seborroica spesso è presente una seborrea generalizzata .
Nella blefarite posteriore l’infiammazione è secondaria a una disfunzione delle ghiandole del Meibomio.
Le blefariti in genere sono caratterizzate da prurito, gonfiore e bruciore a livello del bordo palpebrale. Nella blefarite anteriore sono in genere presenti delle squame secche (nella forma stafilococcica) o oleose (nella forma seborroica) nella zona di impianto delle ciglia o delle piccole ulcerazioni (nella forma stafilococcica). In caso di blefarite posteriore sono presenti un corteo di segni associati alla disfunzione della ghiandola di Meibomio: ostruzione dei dotti ghiandolari, secrezione anomala di lipidi nel fluido lacrimale,arrossamento del bordo palpebrale.
La blefarite anteriore stafilococcica viene trattata con antibiotici per via topica. Per la forma seborroica e per la blefarite posteriore non esiste un una cura definitiva. In caso di infiammazione franca viene spesso utilizzato un trattamento con antibiotici e anti infiammatori topici. Molto importante è comunque praticare un’accurata ed assidua pulizia delle palpebre con prodotti specifici, mirata a tenere il bordo palpebrale libero da croste o secrezioni.
Processi infiammatori che colpiscono la cornea e che possono essere di natura infettiva o non infettiva.
I sintomi variano notevolmente in relazione alla causa. In genere presenti irritazione oculare, dolore, visione offuscata e fotofobia (ipersensibilità alla luce).
Ciascuna tipologia di cheratite richiede un trattamento specifico che deve essere stabilito dal medico oculista e che può comportare l’utilizzo di farmaci antibiotici, antivirali, antifungini, anti-infiammatori.
Il termine “cheratiti” raggruppa un gruppo eterogeneo di processi infiammatori che colpiscono la cornea. In base alla causa che le determina, le cheratiti possono essere suddivise in non infettive e infettive. Le forme non infettive si associano in genere a malattie infiammatorie sistemiche. Le forme infettive sono tra le cause principali di cecità e possono essere dovute a batteri, virus, funghi o protozoi. Una forma particolarmente temibile di cheratite da protozoi è quella da Acanthamoeba. Le cheratiti sono più frequenti nei portatori di lenti a contatto e insorgono in seguito all’uso di una lente non appropriata, a scarsa igiene, a utilizzo eccessivamente prolungato, o a una pre-esistente patologia oculare.
I sintomi variano notevolmente in relazione alla causa ma in genere sono sempre presenti irritazione oculare, dolore, visione offuscata e fotofobia (ipersensibilità alla luce).
La cheratite è una condizione molto temibile. Pertanto è molto importante sin dai primi fastidi rivolgersi al più presto al medico oculista, che potrà effettuare una accurata diagnosi e individuare il trattamento più appropriato. Questo potrà comportare l’impiego di antibiotici, anti virali, antifungini e anti-infiammatori sia per via topica che per via sistemica.
Processo suppurativo a carico di un follicolo ciliare e della sua ghiandola sebacea (esterna o interna), quasi sempre dovuto allo stafilococco aureo.
Arrossamento del margine ciliare, dolore, senso di peso.
Impacchi caldo-umidi, che hanno lo scopo di accelerarne l’apertura spontanea, antibiotici topici (associati o meno ad antiinfiammatori).
L’orzaiolo è un’infiammazione acuta di un follicolo ciliare e della sua ghiandola sebacea (esterna o interna), quasi sempre dovuta allo stafilococco aureo.
È una patologia molto comune che si presenta con: arrossamento del margine ciliare, dolore, senso di peso.
Generalmente sul bordo della palpebra infiammata compare un puntino giallognolo dolente, che tende a rompersi spontaneamente, con fuoriuscita di pus e riduzione del dolore. L’orzaiolo interno presenta gli stessi sintomi, ma non è direttamente visibile perché è localizzato nel lato interno della palpebra.
La terapia dell’orzaiolo consiste in impacchi caldo-umidi, che hanno lo scopo di accelerarne l’apertura spontanea, e antibiotici topici (associati o meno ad antiinfiammatori) che il medico oculista prescriverà secondo necessità. Raramente è necessario il drenaggio tramite incisione.
Formazione cistica dovuta all’infiammazione cronica di una delle ghiandole di Meibomio.
Sensazione di fastidio, che è particolarmente accentuata se il calazio raggiunge grandi dimensioni.
La regressione spontanea è rara, nella maggior parte dei casi l’unico trattamento efficace è la sua eliminazione chirurgica.
Il calazio è una lesione infiammatoria cronica causata dal ristagno della secrezione sebacea prodotta dalle ghiandole di Meibomio o da altre ghiandole sebacee.
Il calazio in genere è indolore. Oltre a fastidi di natura estetica, i calazi della palpebra superiore, se si ingrandiscono troppo, possono premere sulla cornea e causare astigmatismo.
La regressione spontanea è rara, nella maggior parte dei casi l’unico trattamento efficace è la sua rimozione chirurgica.